2024

11 aprile Zeeb et al., HIV e tubercolosi in Svizzera


HIV e tubercolosi in Svizzera.  Clinical Infectious Disease

I ricercatori dello studio svizzero della Coorte HIV (SHCS) hanno condotto uno studio approfondito per esaminare l’incidenza della tubercolosi attiva (TB) e la sua relazione con la soppressione dell’HIV nelle persone che vivono con HIV (PVHIV). Inoltre lo studio ha analizzato la gestione del depistaggio e del trattamento dell’infezione latente della tubercolosi (ILTB) per la prevenzione della tubercolosi attiva. Una ILTB è caratterizzata dall’assenza di attività della malattia, poiché il sistema immunitario è in grado di controllare l’infezione tubercolare senza che la malattia si manifesti. Dopo l’infezione circa il 90% delle persone che hanno contratto la TB manifestano una ILTB e solamente il 5% una tubercolosi attiva.

La tubercolosi (attiva) è stata definita come presenza di Mycobacterium tuberculosis in un campione clinico (ad esempio espettorato, biopsia di un linfonodo), accompagnata da sintomi e segni di malattia. I nuovi casi di tubercolosi sono stati definiti come una diagnosi di tubercolosi dopo sei mesi dalla diagnosi di HIV o dall’inclusione nella SHCS. La ILTB è stata definita come un test del sangue per il depistaggio della tubercolosi positivo oppure un test cutaneo con la tubercolina positivo, ma senza segni di tubercolosi attiva.

Tra i partecipanti della SHCS l’incidenza della tubercolosi ha raggiungo un picco nel 1989 con 90.8 per 1’000 persone-anno ed è poi scesa massicciamente a 0.1 caso per 1’000 persone-anno nel 2021. Questa diminuzione si spiega in gran parte con l’aumento del numero di cellule CD4 e soppressione del virus HIV sotto terapia antiretrovirale. In parallelo l’incidenza della ILTB è diminuita passando da un picco del 15% nel 2001 al 5% nel 2021. 44% delle 1'233 PVHIV con una ILTB hanno ricevuto un trattamento preventivo con un antibiotico contro la tubercolosi 9 persone che avevano ricevuto un trattamento preventivo hanno sviluppato una tubercolosi, in paragone a 20 persone che non erano state trattate. Ciò corrisponde a una riduzione assoluta del rischio di sviluppare una tubercolosi attiva dopo trattamento pari allo 0.9%. Occorre trattare preventivamente 118 PVHIV con ILTB per evitare un caso di tubercolosi attiva. 60% delle 277 PV HIV che hanno manifestato una tubercolosi attiva non erano state testate alla ricerca di una ILTB e ciò malgrado le raccomandazioni esistenti. Nel 74% delle persone testate per una ILTB il risultato era falsamente negativo prima che la tubercolosi attiva fosse poi diagnosticata.

Riassumendo lo studio mostra che un trattamento efficace per HIV gioca un ruolo decisivo nella diminuzione di casi di tubercolosi nelle PVHIV in Svizzera. All’incirca 50% delle persone con un test per ILTB positivo e a cui è stato prescritto un trattamento preventivo, necessita un miglioramento della presa in carico, sia da parte del medico che del paziente stesso. Infine, il fatto che oltre il 70% delle persone che hanno sviluppato una tubercolosi attiva avessero in precedenza un test ILTB falsamente negativo, sottolinea la necessità di sviluppare test diagnostici migliori per la valutazione del rischio di tubercolosi nelle PVHIV. Quest’ultimo punto è l’obiettivo di ricerca di un nuovo progetto nell’ambito della SHCS.

PubMed

3 aprile vaccinazione Covid-19 nelle persone affette da HIV o con un trapianto d'organo


Nell'ambito del Programma nazionale di ricerca Covid-19 dell'UFSP, è stata condotta anche una ricerca sulla vaccinazione Covid-19 nelle persone affette da HIV o con un trapianto d'organo.

Il video seguente riassume i primi risultati della ricerca.

Link video in francese  in inglese

21 febbraio Surial et al., Effetto degli inibitori dell’integrasi sugli eventi cardiovascolari


Effetto degli inibitori dell’integrasi sugli eventi cardiovascolari nelle persone con infezione HIV che iniziano una terapia antiretrovirale.   Clinical Infectious Disease

Gli inibitori dell’integrasi giocano un ruolo importante nella moderna terapia antiretrovirale per la buona tolleranza e grande efficacia. Negli ultimi anni sono però stati identificati possibili effetti avversi di questa classe di farmaci, in particolare l’aumento ponderale e il diabete mellito. Una collaborazione internazionale di varie coorti, denominata RESPOND, ha anche suggerito la possibilità di un rischio aumentato di eventi cardiovascolari (infarto miocardico e ictus cerebrale) nei pazienti che assumono un inibitore dell’integrasi. Apparentemente il rischio aumentato di questi eventi vascolari era identificabile solo nei primi due anni di trattamento e non dopo molti anni di terapia. Occorre sottolineare che, come può accadere negli studi osservazionali, questo segnale inaspettato associato agli inibitori dell’integrasi potrebbe non essere reale, ma solo conseguenza di problemi metodologici dello studio.

Per meglio comprendere questo segnale di sicurezza, la medesima domanda è stata esaminata nel contesto dello studio svizzero della coorte HIV (SHCS). Le ricercatrici e i ricercatori si sono soprattutto concentrati sull’applicazione di una robusta metodologia statistica. Sono state esaminate 5'362 persone che vivono con l’HIV e che non hanno ricevuto nessun trattamento antiretrovirale prima dell’inclusione nella SHCS. Questo studio ha permesso di comparare il rischio di eventi cardiovascolari in 1'837 persone che hanno iniziato una terapia antiretrovirale contenente un inibitore dell’integrasi con 3'525 persone che hanno iniziato una terapia antiretrovirale differente.

Durante un periodo di osservazione mediamente di 5 anni sono stati rilevati 116 eventi cardiovascolari: 37 infarti miocardici, 36 ictus cerebrali e 43 interventi su vasi arteriosi. Il rischio di avere uno di questi eventi non era differente tra i partecipanti che hanno ricevuto un inibitore dell’integrasi nel confronto con le persone trattate con altri farmaci antiretrovirali. Questi risultati sono molto rassicuranti, dato che gli inibitori dell’integrasi sono oramai diventati in tutto il mondo uno standard terapeutico per l’infezione HIV.

PubMed