Gentile signora, egregio signore,
Vorremmo ringraziarla per la sua partecipazione allo studio di coorte svizzera HIV, che ci permette di migliorare le nostre conoscenze e di trattare sempre meglio l’infezione da HIV.
L’anno 2013 è appena terminato e vorremmo informarla sugli studi pubblicati nel quadro dello studio svizzero di coorte HIV.
L’infezione da epatite B è associata ad una ricostituzione immunologica incompleta nei pazienti HIV positivi
L’infezione dovuta al virus dell’epatite B è frequente in persone HIV positive: in un collettivo di 4773 pazienti inclusi nella coorte il 6% presenta un’epatite B cronica e il 26% ha avuto in passato un epatite B. Pazienti affetti da una epatite B cronica che iniziano un trattamento contro l’HIV hanno un rialzo dei CD4 più debole e più lento rispetto ai pazienti senza epatite B oppure che hanno un’infezione da epatite B inattiva. Il virus dell’epatite B sembra quindi influenzare negativamente la risposta immunologica al trattamento anti HIV. Malgrado ciò, analizzando la risposta virologica (viremia HIV), si è costatato che il virus dell’epatite B non influisce sull’efficacia della terapia anti HIV.
Wandeler et al. J Infect Dis 2013 ; 208(9):1454-8.
Fattori di rischio per il cancro all’ano in persone infette da HIV
Il rischio di contrarre un cancro all’ano è 30 volte maggiore in soggetti sieropositivi rispetto al resto della popolazione. Tra il 1988 e il 2011, un cancro all’ano è stato diagnosticato in 59 pazienti inclusi nella coorte; 73% erano uomini che avevano dei rapporti sessuali con uomini, 93% aveva più di 35 anni.
Il tabagismo attivo, l’infezione da papilloma virus (HPV-16) e una storia medica di CD4 bassi erano associati al rischio accresciuto per il cancro. L’influsso dei linfociti CD4 era maggiore nei 6-7 anni prima della diagnosi di cancro e si manifestava anche in caso di immunosoppressione leggera (CD4 200-500 cellule/mm3). La sospensione del fumo e l’inizio di un trattamento antiretrovirale precoce per limitare la discesa dei linfociti CD4 sembrano essere fattori importanti per la riduzione del rischio di sviluppare un cancro all’ano.
Bertisch et al. Am J Epidemiol. 2013; 178(6):877-84.
Donne in gravidanza con una viremia non misurabile sotto trattamento : più parti potrebbero essere effettuati per via naturale
Le raccomandazioni internazionali attuali permettono alle donne in gravidanza che hanno una viremia HIV soppressa, di partorire per via naturale se non ci sono controindicazioni di natura ostetrica.
Tra il 2000 e il 2010, in un collettivo di 3013 gravidanze osservate nella Coorte svizzera HIV Madre e Bambino e in un registro europeo, la diagnosi di sieropositività HIV è stata fatta nel 28% dei casi durante la gravidanza.
Fra le donne con trattamento antiretrovirale durante la gravidanza, nell’ 86% la viremia HIV era soppressa prima del parto. Dopo l’introduzione delle nuove raccomandazioni, la proporzione di parti per via naturale è aumentata dal 17% al 52% e i parti con taglio cesareo sono diminuiti dal 65% al 27%. Il 55% delle donne con una viremia HIV non misurabile ha partorito con taglio cesareo e per più di un terzo di loro un parto per via naturale sarebbe stato possibile se le raccomandazioni fossero state applicate alla lettera.
Aebi-Popp et al. J Acquir Immune Defic Syndr 2013 Sep 1;64(1):58-65.
Prevalenza della disfunzione erettile nell’uomo sieropositivo nella coorte svizzera : un problema frequente senza legami con il trattamento antiretrovirale
Le domande relative alla disfunzione erettile sono state introdotte nel questionario della coorte nel 2009. Di 4064 uomini interrogati tra il 2009 e il 2010, il 34 % ( 11% spesso, 13% a volte, 10% raramente) riferiva una disfunzione erettile nei 6 mesi precedenti. I fattori di rischio per una disfunzione erettile erano l’età, un’infezione HIV di lunga data e la depressione. Non è stata osservata nessuna associazione con le differenti classi di farmaci antiretrovirali, salvo un caso d’esposizione prolungata alla zalcitabina (ddC) e all’enfuvirtide (T-20), due sostanze che attualmente non sono più utilizzati di routine.
Wang Q et al. Antivir Ther 2013; 18(3):337-44.
Nessuna necessità d’adattamento della dose dei medicamenti antiretrovirali durante la gravidanza
II dati scientifici suggeririscono un abbassamento della concentrazione degli agenti antiretrovirali nel sangue delle donne sieropositive in gravidanza. Per questa ragione è stato fatto uno studio in 42 donne sotto trattamento di lopinavir/ritonavir (Kaletra) con prelievi di sangue ogni trimestre. Lo studio ha mostrato delle concentrazioni totali del medicamento inferiori a quelle osservate in donne non gravide. Tuttavia , la concentrazione della frazione libera del medicamento, non legata alle proteine e attiva all’interno delle cellule, era aumentata. Questi dati permettono di concludere che l’efficacia del trattamento antiretrovirale durante la gravidanza è mantenuta. Malgrado un tasso sanguigno totale inferiore non è quindi necessario alcun adattamento del dosaggio.
Fayet-Mello et al. Antivir Ther 2013 ; 18 : 171-182.
Contributo dei fattori genetici, dei fattori di rischio cardiovascolare tradizionali e dei fattori in relazione all’HIV allo sviluppo di una malattia coronarica.
Uno studio europeo in collaborazione con la coorte Svizzera HIV con 571 pazienti sieropositivi ha dimostrato che i fattori più importanti che contribuiscono allo sviluppo di una malattia coronarica sono l’età e il tabagismo attivo, seguiti da altri fattori di rischio cardiovascolare tradizionali (colesterolo, diabete, ipertensione) e dalle caratteristiche genetiche. I fattori in relazione all’HIV e al trattamento antiretrovirale hanno pure un influsso sul rischio cardiovascolare ma in misura molto minore.
Rotger et al. Clin Inf Dis 2013 ; 57 (1) : 112-21.
Correlazione tra penetrazione cerebrale dei medicamenti antiretrovirali e la replicazione del virus HIV nel sistema nervoso centrale
60 pazienti sotto triterapia con una viremia soppressa da più di 3 mesi sono stati sottoposti ad una punzione lombare a 2 anni di distanza per ottenere del liquido cerebrospinale. In 4 pazienti soltanto è stata trovata una carica virale misurabile molto bassa nel liquido cerebrospinale. La detezione del virus HIV nel sistema nervoso centrale correlava con la capacità delle molecole antiretrovirali di penetrare nel cervello. Un cambiamento della triterapia a favore di molecole che penetrano meglio nel cervello potrebbe permettere un controllo migliore dell’infezione in questo sito considerato come un santuario del virus.
Cusini et al. J Acquir Immun Defic Syndr 2013 ; 62 : 28-35.
La ringraziamo sinceramente per la sua fiducia e speriamo di poter contare sul suo sostegno anche nel 2014.
Con i migliori auguri per l’anno Nuovo
Il gruppo dello studio Svizzero della coorte HIV